Esame Clinico Illustrato

Sulla tecnica della percussione

Con la tecnica della percussione ci poniamo la finalità di stimare la composizione, ovvero il contenuto in aria, degli organi o tessuti oggetto della percussione.

Infatti, con questa manualità vengono provocate delle vibrazioni la cui propagazione in profondità sarà condizionata dalla resistenza a loro opposta dallo stato dei tessuti che incontrano; ovvero dal tipo di parenchima, dalla distribuzione in esso di aria, gas e liquidi e dalla tensione della eventuale parete (nel caso di organi cavi).

Così condizionate, le vibrazioni provocano un suono dalle cui caratteristiche (acusticamente parlando sarebbero durata, altezza, intensità e timbro) risaliremo allo stato dell'organo e capiremo se esso corrisponde all'atteso o da esso è deviato. Saremo così di volta in volta in grado di affermare se l'organo o il tessuto che stiamo percuotendo ha aumentato il suo contenuto aereo o lo ha diminuito (es: rispettivamente enfisema o atelettasia polmonare), se la parete di un organo è stato disteso da un'abnorme raccolta gassosa (es: meteorismo ruminale, o intestinale), se un organo è aumentato di volume andando ad occupare spazi dove normalmente vi sono altri organi con differente sonosrità (es.: cardiomegalia, raccolta liquida pericardica, epatomegalia, splenomegalia), se si è creata una raccolta liquida (versamento toracico o addominale), se si sono create delle cavitazioni ex novo (peritonite saccata, ascesso) e così via.

 

Tecnica di percussione

La percussione può farsi in maniera immediata o mediata.
La percussione immediata si esegue percuotendo direttamente la parte da esplorare colle dita leggermente piegate a livello della prima articolazione interfalangea, eventualmente riunite a cono. E' utile soprattutto quando la regione da esplorarsi è sufficientemente superficiale e la parete rigida o tesa, come per esempio nel caso dei seni frontali e mascellari, della volta delle cavità nasali, della fossa del fianco, della cute con infiltrazione sottocutanea gassosa.

La percussione mediata prevede l'interposizione di un mezzo fra la parte percossa ed il mezzo percussore, e può essere digito-digitale o armata.
Nel primo caso si pone sopra la parte da percuotere il dito medio disteso a piatto e si percuote sopra di esso (normalmente sulla articolazione della prima falange) colle dita leggermente piegate dell'altra mano (normalmente con il medio e/o l'indice).  E' bene che il dito medio appoggiato sulla zona sia leggermente distanziato dalle altre dita della mano che deve essere distesa e compressa sulla parte da percuotere.
Il mezzo percussore è rappresentato dal polpastrello dell'altro dito medio fatto cadere con forza a mano morta.
Nel caso della percussione armata si pone sulla parte da esplorare un plessimetro (lamina di metallo con margine a presa) e vi si batte sopra con un martelletto a punta di gomma dura. Il plessimetro deve essere ben pressato sulla pelle affinchè non si stabiliscano degli spazi vuoti sottostanti dai quali sfuggendo l'aria durante la percussione potrebbero determinarsi dei falsi rumori. Per tale motivo, quando si percuoterà il torace il plessimetro andrà inserito nella scanalatura fra le coste, e non a cavallo di esse. La caduta del martelletto sul plessimetro deve avvenire in maniera passiva.  
La percussione armata è preferibile quando si tratta di animali grossi, o per esplorare in profondità; ogni qualvolta, cioè, non si riesce a trarre risonanze forti sufficientemente da rendersi apprezzabili nelle diverse loro tonalità. Ciò vale anche quando "iò vale anche quando "si finisce a dover desistere perchè le dita percosse risentono dolore dai colpi piuttosto energici cui vengono assoggettate" (da "Elementi di Semiotica Veterinaria" per il dott. Gian Pietro Moretti, incaricato dell'insegnamento di Patologia Interna e Cliniche Veterinarie presso la R. Scuola di Veterinaria di Modena, anno 1885).

 

Percussione immediata:
le dita piegate percuotono direttamente
le ossa dei seni frontali

Percussione mediata, digito-digitale:
il dito medio della mano destra percuote sulle
falangi distali del dito medio
della mano sinistra, ben appoggiato a piatto
sul torace dell'animale

Percussione mediata, digito-digitale:
vista la mole dell'animale la percussione
è eseguita in maniera molto leggera

Martelletto e plessimetro
modello "Clinica Medica di Bologna"

Corretta impugnatura del martelletto.
Il polpastrello del pollice va posizionatoin
corrispondenza della fossetta del manico

Il martelletto deve colpire il plessimetro
in maniera perpendicolare
possibilmente in modo che il suo asse sia a circa
90° rispetto al plessimetro

Terminologia convenzionalmente usata per definire i suoni ottenuti con la percussione

Per potere rendere oggettivabile e comprensibile il linguaggio usato per la definizione del risultato percussorio, in clinica utilizzeremo la seguente nomenclatura convenzionale.

Suono ottuso:

Il suono ottuso è il suono che si ottiene percuotendo dei punti al di sotto dei quali non si trovi aria o gas. Si otterrà ogni qualvolta si percuoteranno tessuti compatti (muscoli, polmone epatizzato, neoplasie), organi parenchimatosi (fegato, milza), organi o strutture cave contenenti liquido (cuore, versamenti intra cavitari).
In tutti questi casi le onde vibratorie troveranno, nella compattezza delle strutture che incontrano, la massima resistenza alla propagazione, ed il suono risulterà grave, di bassa intensità con timbro tendenzialmente scuro. In altre parole un suono sordo, cupo, soffocato, smorzato, da chiamarsi - per convenzione - "suono ottuso". 

 

Suono timpanico:

Il suono timpanico è il suono che si ottiene percuotendo organi cavi in cui si è accumulato una grande quantità di aria o gas e che, per tale motivo, hanno subito una distensione delle loro pareti (es.: meteorismo ruminale a bolla gassosa dorsale, dilatazione con torsione gastrica nel cane, meteorismo intestinale in caso di paratopie).
Già dal termine usato si capisce che assomiglia al suono ottenuto percuotendo un timpano, ovvero quello strumento in cui le vibrazioni acustiche si creano colpendo una membrana molto tesa (una volta di pelle animale) e si armonizzano, poi, all'interno di un ambiente cavo contenente aria.
In simil guisa, il suono timpanico in clinica deriva dalla percussione di un organo affetto da un sovrariempimento gassoso, la cui parete vibra liberamente dopo che il mezzo percussore ha preso contatto con essa. Ampiezza, frequenza e timbro del suono ottenuto dipendono dal grado di tensione della parete, dalla grandezza della cavità e dall'eventuale contenuto oltre all'aria.

 

Suono chiaro:

Il suono chiaro è il suono che si ottiene percuotendo tessuti o organi in cui è interposta dell'aria o gas. La diversa tonalità del suono chiaro sarà determinata dal rapporto fra il contenuto gassoso e tessuto tessuto o materiale compatto, vale a dire dalla quantità di aria/gas, dalla grandezza degli spazi in cui è raccolta, dalla elasticità delle pareti di questi spazi, dalla pressione dell'aria/gas, dalla distanza degli accumuli gassosi dal punto che si percuote, dall'eventuale interposizione di tessuto o materiale a consistenza compatta, dallo spessore del mezzo antistante quello areato, dall'eventuale comunicazione della cavità areata con l'esterno.

Con il termine di "suono chiaro" propriamente detto convenzionalmente si intende quello in cui al di sotto ed a breve distanza dal punto che percuotiamo si trovi aria o gas contenuti in piccole cavità a pareti elastiche modicamente tese. Per corrispondenza anatomica, questo è anche il suono caratteristico che si ottiene percuotendo l'area di proiezione di un polmone anatomicamente e funzionalmente integro, tanto che può essere definito "suono polmonare". Ovviamente non è detto che si riscontri solo in questo caso, bensì tutte le volte che si vengano a creare condizioni tissutali sovrapponibili. Può essere anche il suono che si ottiene percuotendo il rumine nelle zone medie.

Se cambiano i rapporti fra contenuto gassoso e componente compatta si otterranno sonorità che se iperfonetiche rispetto al suono chiaro verranno chiamate: "suono soprachiaro" (es.: enfisema polmonare, porzioni dorsali del rumine), "suono anforico" (particolare suono di "vuoto" che presuppone la presenza di cavità contenenti aria o gas, a pareti lisce e rigide. Es:. pneumotorace, cavitazioni polmonari, ma anche opotensione delle pareti alveolari nei focolai superficiali e di un certa dimensione delle prime fasi della polmonite fibrinosa), "suono di pentola fessa" ( particolare suono di cavità contenenti aria o gas in comunicazione con l'esterno. Es.: cavitazioni polmonari comunicanti con l'esterno con parete relativamente rigida), "suono scatolato" (es.: peritonite saccata, cavità ascessuale).
Se le sonorità risulteranno ipofonetiche si parlerà di "suono chiaro smorzato" (es.: congestione polomonare, porzione medio-ventrali del rumine) o, in caso di ulteriore smorzamento, di "suono subottuso".

La sovrapposizione vibratoria da organi o tessuti a diversa struttura provocherà una specie di "sommazione" delle sonorità dopracitate, il cui risultato potrà essere, per esempio: subottuso laddove si sovrappongono cuore e polmone (subottusita relativa a livello di margine dell'area di percussione cardiaca), chiaro smorzato allorchè un focolaio polmonitico di epatizzazione polmonare si sovrappone a tessuto integro, chiaro smorzato quando liquido accumulatosi nel cavo pleurico attutisce le vibrazioni che devono raggiungere il polmone, subottuso nelle porzioni più dorsali del polmone dove si interpongono i muscoli vertebrali, etcc...