Perché penso di poter fare il direttore del DIMEVET:

Perché dopo avere passato 27 anni della mia attività accademica e professionale fra i muri di questa Scuola veterinaria (sono stato assunto il 1 giugno 1990, eravamo ancora in via Belmeloro) penso sia giunto il momento di "riverberarle" l'esperienza e le competenze nel frattempo acquisite, sia per quanto riguarda la mia evoluzione professionale che quella personale.

Ho frequentato università straniere, collaborato con ricercatori internazionali, sviluppato contatti direi con colleghi di tutto il mondo, tenuto conferenze in vari paesi, conosciuto la veterinaria e le produzioni animali anche in paesi a ridotto sviluppo socio-economico, concorso per posizioni accademiche in Germania ed in Austria, avuto incarichi in associazioni scientifico-culturali internazionali, vissuto in prima persona i meccanismi della EAEVE visitando come esperto alcune facoltà europee, partecipato all'indirizzamento del postgraduate nel campo della buiatria sia attraverso il sistema dei college che attraverso quello del VETCEE, lavorato con le associazioni allevatori italiane legando in maniera indissolubile la mia attività scientifica e didattica al mondo pratico allevatoriale, voluto con forza che la buiatria pratica rimanesse dentro le mura delle nostre strutture e non fosse esternalizzata a terzi (come successo nella maggior parte delle altre scuole veterinarie italiane, ma direi anche straniere), lavorato in modo che i nostri studenti avessero la possibilità di interpretare il loro percorso formativo a tutto tondo, coinvolgendoli come attori primari in progetto di cooperazione, portato all'interno delle nostre mura tematiche sociali "non veterinarie", dimostrando, con i seminari di Vet For Africa, che i "veterinari sono più che veterinari".

Ecco perché credo che sia ora di trasformare questo bagaglio di esperienza, alla quale ha fatto sempre da corona l'entusiasmo, in una forza propulsiva per fare sì che il DIMEVET non abbia paura di guardare lontano, di aprirsi sotto ogni punto di vista al mondo esterno.

A volte vengo tacciato di essere un po' "naïf ". Ho trovato sulla Treccani che i pittori naïf sono quelli che "tendono a rappresentare con semplicità e candore aspetti comuni della vita quotidiana che si trasforma in una visione poetica e magica della realtà". Beh, se è così, allora in fondo c'è del vero. Ed, in un periodo come questo, in cui tutto tende ad estremizzarsi, ad ingarbugliarsi in trame complicate, avere anche una visione un po' poetica della realtà, penso possa essere d'aiuto."

Navigando in questa parte del sito troverete i punti programmatici ai quali abbiamo dato maggiore considerazione: ho usato il plurale in quanto sono idee elaborate insieme a quel gruppo di amici e colleghi che sin dall'inizio hanno creduto nella bontà di questo progetto di futuro del dipartimento.

Papa Francesco nel recente incontro con la nostra Università ci ha detto: "Non accontentatevi di piccoli sogni, ma sognate in grande. Sogno anch'io, ma non solo mentre dormo, perché i sogni veri si fanno ad occhi aperti e si portano avanti alla luce del sole".

E' questo comunque l'augurio che faccio al nostro Dipartimento ed a tutti noi, di sognare in grande.

 


Da dove si comincia

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